Buon compleanno alla Romania a cura di Gian Giacomo William Faillace
Romania, un Paese di cui non parliamo molto, non la conosciamo, eppure, per certi versi, ha avuto
dei trascorsi storici simili a quelli dell’Italia: da provincia dell’Impero Romano, nell’era antica, a
territorio diviso in principati nel Medioevo, per poi raggiungere l’unità nazionale; invasa dalla
Germania nazista prima e sottomessa ad una super potenza, poi, la Romania ha saputo però liberarsi
dal giogo antidemocratico per poi diventare membro dell’Unione Europea ed oggi è un territorio
che attira, grazie al suo sistema fiscale, numerosi imprenditori dell’Europa Occidentale.
Ben venticinque statue della lupa capitolina dominano parchi e piazze di altrettante città della
Romania, patria di popolazioni della famiglia dei Traci, fiero popolo da cui discendeva il famoso
schiavo ribelle Spartaco, che sembrano quasi a sigillare una sorta di “fratellanza” con l’Italia
dell’antichità.
Il primo dicembre 2018, la Romania compirà il primo secolo di unità nazionale e a tal proposito
abbiamo intervistato il Professor Antoniu Martin, storico rumeno, specializzato in relazioni
internazionali e docente storia contemporanea presso l’Accademia della Difesa della Repubblica
della Moldavia, oltre ad occuparsi di geopolitica presso per la redazione giornalistica della rete
televisiva di Arad.
D. “Quest’anno, il 2018, ha un significato speciale per la Romania?”
R. “Prima di tutto, voglio precisare che il 2018 rappresenta per la Romania e per i cittadini rumeni,
ovunque si trovino, il primo centenario, dall’unione nazionale rumena. Nell’anno 1918, tutte le
province storiche rumene si sono unificate con il Regno della Romania, costituendo così uno stato
nazionale unitario. Questo processo storico è un riferimento non solo per la storia dei rumeni, ma
anche per la storia europea, è stato svolto nel contesto della Prima Guerra Mondiale, quando, come
si sa, gli imperi multinazionali dell’Europa crollavano”.
D. “Lei ha parlato di un processo storico. In cosa consisterebbe più precisamente?”
R. “Alla realizzazione della Grande Romania a cui, nell’1918, concorrevano sia fattori interni, sia
fattori internazionali. Come anche nel caso di altri paesi europei – è anche il caso della nazione
italiana – i rumeni hanno cristallizzato la coscienza nazionale durante il XIX secolo, quindi, alla
fine della Prima Guerra Mondiale erano pronti, dal punto di vista identitario, di prendere nelle
proprie mani il loro il destino. Mi riferisco ai rumeni dei territori occupati dagli imperi
multinazionali. Nel contesto in cui, alla fine del conflitto, gli imperi crollavano, la nazione rumena –
maggioritaria in quelli territori – ha esplicitato il principio dell’autodeterminazione – così come
asserito dal presidente americano Wodrow Wilson. Dall’autodeterminazione si è passato all’unione
con il Regno della Romania – che entrava in guerra alleandosi con l’Intesa nel 1916, proprio per
liberare i rumeni dal controllo dell’Impero Austro-Ungarico, pagando un prezzo altissimo in vite
umane tra le forze militari”.