Dott. Roberto Melone, nuova chirurgia SENO a cura di Lorella Maselli
-Incontro oggi nei suoi studi di Milano, il Dottor Roberto Melone, specializzato in medicina e chirurgia plastica ed estetica. Il Dottore è divenuto in brevissimo tempo il punto di riferimento di innumerevoli volti noti al pubblico ed anche il mio.
Vorrei parlare con Lei dell’aumento del seno, perché ad oggi credo sia tra gli interventi più richiesti da noi donne.
-E’ vero, ogni donna vuole avere un seno perfetto e sodo e sono sempre tantissime le pazienti che ricorrono a me per questo tipo di intevento.
–Quale è Dottore a questo proposito la tecnica migliore per ottenere dei buoni risultati?
-Oggi le tecniche più efficaci per l’aumento del seno con protesi sono, la tecnica ” sottomuscolare o dual plane” ed in alternativa la classica “sottoghiandolare”.
-Ce le vuole descrivere Dottore?
-Nella tecnica di posizionamento sottoghiandolare,la più semplice ed immediata, la protesi viene posizionata tra il muscolo pettorale e la ghiandola mammaria, mentre quando si applica la procedura sottomuscolare o “dual plane” la protesi viene inserita in una apposita “tasca” costruita appositamente nel muscolo pettorale.
– Cosa la porta a decidere quale sia la tecnica migliore per la paziente?
-La scelta della tecnica viene dettata dalle condizioni anatomiche della paziente stessa, in pazienti con uno spessore sufficiente di tessuto naturale, che riesce a “coprire” e “mascherare” l’impianto, la miglior cosa è procedere con la classica tecnica sottoghiandolare. Laddove invece in una paziente non sono presenti queste condizioni, ci troviamo spesso di fronte ad una donna molto magra o con seni molto piccoli e la pelle sottile, è consigliabile la tecnica sottomuscolare o dual plane.
In questi casi, quel pezzetto di muscolo atto a creare l’alloggiamento per la protesi, la cosiddetta “tasca”, fungerà da tessuto di copertura del polo superiore della nostra protesi , contribuendo appunto a formare la giusta pendenza tra clavicola e proiezione massima della mammella in maniera naturale ed armoniosa.
Detto questo , parlando di tecniche operatorie per la mastoplastica additiva, oltre a queste due , ne esiste una terza: la tecnica subfasciale, un approccio che io personalmente prediligo.
Questa tecnica non è molto popolare in Italia, io infatti l’ho appresa in Brasile , paese in cui mi sono specializzato in chirurgia plastica.
Questa particolare procedura, si basa sull’utilizzo di una struttura naturale di supporto, la fascia pettorale, quel tessuto molto sottile che copre i nostri muscoli.
La tecnica prevede la dissezione della fascia nella sua interezza con l’aiuto di speciali bisturi e forbici di precisione, per separarla accuratamente, e per permettere l’alloggiamento della protesi in maniera naturale ma incisiva.
Io amo molto questa tecnica, ritengo essere la piu valida, anche se la sua esecuzione e’ un po’ piu’ complessa e più lunga rispetto alle altre più comuni, sono davvero pochi i chirurghi italiani che la conoscono e la propongono ai propri pazienti.
Il “supporto” della fascia agisce da “reggiseno” interno, ingloba quindi la nostra protesi mantenendola ferma nel suo sito, e limitando di conseguenza le possibili rotazioni degli impianti anatomici.
Essendo uno strato di copertura in più rispetto alla semplice ghiandola, favorisce la giusta pendenza (lo slope) del seno. Esattamente come accade quando utilizziamo la tecnica “dual plane”, ossia “sfruttando” il muscolo sezionato per ottenere questo effetto, solo che in questo caso il muscolo viene lasciato perfettamente integro.
Con il muscolo intatto la guarigione sarà piu rapida e molto meno dolorosa, (cio che crea il dolore è infatti tutto quel dissezionare i muscoli) e la paziente potrà ritornare alle sue attività sociali molto prima.
Il risultato finale sarà molto naturale, con un seno morbido al tatto, e piacevole alla vista, molto “vero” insomma.