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Yari Cecere: la sostenibilità green a sostegno del cinema

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Yari Cecere: la sostenibilità green a sostegno del cinema

Non solo industria dei trasporti e sensibilizzazione ai consumi consapevoli. Tra le cose che non ti aspetti, quando si parla di missione green e chiamata urgente alla “sostenibilità”, è che l’industria edile – con il suo patrimonio residenziale e commerciale e l’arretratezza dei suoi impianti -, inquina più delle emissioni procurate dalle automobili.

È quello che abbiamo scoperto durante i talk promossi al Social World Film Festival – il Festival dei temi sociali di Vico Equense – in un pomeriggio in cui ospite d’eccezione è stato l’imprenditore del Real Estate Yari Cecere Ceo della Holding Cecere Management che, in quella occasione, ha patrocinato il corto “Fame” di Giuseppe Alessio Nuzzo, snocciolando la sua visione etica di edilizia che risponde in toto all’esigenza di un modello virtuoso di trasformazione urbana su cui lo stesso film breve intende far riflettere.

Yari CecereIn un periodo storico così particolare, caratterizzato da cambiamenti climatici, malattie globali e catastrofi ecologiche abbiamo quindi rivolto una serie di domande a questo giovane imprenditore, già attenzionato Forbes America tra i prossimi leader a cui affidare il futuro, per saperne di più.

L’intervista a Yari Cecere

Partiamo da una riflessione che ci ha molto colpiti durante il talk. Come e quanto impatta l’industria edilizia sulla nostra vita?

«L’edilizia è legata alla qualità delle nostre vite a doppio filo. Ha un impatto circolare su tutta la popolazione colpendo, con scarsa consapevolezza, due variabili fondamentali della nostra vita quella sociale e quella ambientale».

Dibattito su Green e SostenibilitaCi spiega meglio?

«Purtroppo se ne parla poco, ma l’edilizia è tra le industrie più energivore; responsabile per un terzo dell’anidride carbonica prodotta in Italia. Basti pensare che ogni persona produce, in un anno, circa 7 tonnellate di CO2 di cui, poco meno della metà, riconducibile alla gestione degli immobili. Causa che però è da ricercare a monte, durante la fase costruttiva e gestionale dei cantieri. Se non si elevano gli standard, abbattendo le arretratezze del sistema, e se non si porta l’industria nella giusta visione e direzione di cantiere, l’effetto è quello di riprodurre un patrimonio fotocopia: che non cambia e non apporta miglioramenti. È come un cane che si morde la coda».

Resta la variabile sociale, quella che ha sposato sostenendo il corto “Fame” e premiando la giovane attrice Ludovica Nasti in occasione del Social World Film Festival. Ci spiega meglio questo connubio cinema-edilizia?

«Il connubio è spiegato nella trama del corto. Viviamo su progetti città obsoleti ancora incapaci di garantire condizione di benessere umano: quanto incide la qualità dell’abitare sul sistema vita e le sue scelte? È la riflessione che il Social World Film Festival mi ha permesso di formulare e diffondere. Riqualificare i centri urbani per ridurre il disagio abitativo e favorire l’inclusione sociale con comunità esse stesse “sostenibili” è la mission dell’imprenditore green building. Il progetto città cammina di pari passo con il concetto comunità, se riusciremo a compiere una transizione verso una sostenibilità sociale sotto tutti i punti di vista avremo vinto la sfida a cui il futuro ci chiama. In questo quadro: può l’edilizia diventare un modello virtuoso, di promozione e replicabile laddove la politica arranca? È un tentativo che vale la pena fare».

Yari Cecere premia Ludovica Nasti

Yari Cecere è giovanissimo ma si fa portavoce di temi importanti, riuscendo ad animare dibattiti. Perché? Non le basta fare ciò che fa? Dove vuole arrivare?

«Sa perché fare divulgazione su questi temi è importante? Non solo per raggiungere una presa di coscienza che non c’è, ma anche per stanare – o dare strumenti per stanare -, il cosiddetto green-washing, ovvero, quell’ecologismo di facciata che fa parte del marketing di molte imprese o istituzioni politiche ma che di green e sostenibile ha davvero molto poco, se non una bandiera da sventolare all’occorrenza. L’imprenditore di oggi e la cultura aziendale di oggi devono dare il proprio contributo, rivedendo una serie di “valori” che non sono più applicabili nel contesto attuale. I problemi del mondo possono essere affrontati e trasformati positivamente in nuove opportunità di business. Ma si tratta di una nuova economia che va spiegata, anche perché occuparsi del contesto ambientale è tutt’altro che privo di costi».

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Giulio Strocchi è un blogger che ha fondato International Blog due anni fa. Ha deciso di fondarlo per unire le sue conoscenze del mondo degli eventi, moda e spettacolo.

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